Andrea
CASTELLI

Visite turistiche

La storia del castello di Fénis Sede di rappresentanza della più importante famiglia della Valle d’Aosta, i Challant, il castello di Fénis coniuga le peculiarità della fortificazione ai tratti distintivi della residenza signorile. L’edificio presenta infatti un imponente apparato difensivo accanto ad eleganti decorazioni pittoriche, simboli di potenza e di prestigio della nobile casata. La struttura del castello è l’esito di svariate  campagne costruttive che si sono succedute dal XIII al XV secolo, la più importante delle quali fu promossa  verso la metà del secolo XIV da Aimone di Challant. L’edificio rimase di proprietà dei Signori di Challant fino al 1716. Successivamente, l’edificio cadde in degrado, fino ad essere ridotto ad abitazione rurale, con le stalle al pianterreno ed il fienile al primo pieno. Grazie all’intervento di Alfredo d’Andrade, il castello fu restaurato e da lui donato allo Stato. Visitando il castello è inevitabile immedesimarsi nella quotidianità di una dama o di un cavaliere del Medioevo: superata la doppia cinta muraria con torrette munite di caditoie e feritoie, si entra in una residenza raffinata, emblema del potere dei suoi proprietari, disseminata di pregevoli affreschi quattrocenteschi, grandi camini, scaloni monumentali e singolari simboli. É possibile raggiungere il castello percorrendo una strada in leggera salita che parte dal parcheggio delle auto e dei pullman nei pressi dell’area pic-nic.
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フェニス城
1 Località Chez Sapin
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La storia del castello di Fénis Sede di rappresentanza della più importante famiglia della Valle d’Aosta, i Challant, il castello di Fénis coniuga le peculiarità della fortificazione ai tratti distintivi della residenza signorile. L’edificio presenta infatti un imponente apparato difensivo accanto ad eleganti decorazioni pittoriche, simboli di potenza e di prestigio della nobile casata. La struttura del castello è l’esito di svariate  campagne costruttive che si sono succedute dal XIII al XV secolo, la più importante delle quali fu promossa  verso la metà del secolo XIV da Aimone di Challant. L’edificio rimase di proprietà dei Signori di Challant fino al 1716. Successivamente, l’edificio cadde in degrado, fino ad essere ridotto ad abitazione rurale, con le stalle al pianterreno ed il fienile al primo pieno. Grazie all’intervento di Alfredo d’Andrade, il castello fu restaurato e da lui donato allo Stato. Visitando il castello è inevitabile immedesimarsi nella quotidianità di una dama o di un cavaliere del Medioevo: superata la doppia cinta muraria con torrette munite di caditoie e feritoie, si entra in una residenza raffinata, emblema del potere dei suoi proprietari, disseminata di pregevoli affreschi quattrocenteschi, grandi camini, scaloni monumentali e singolari simboli. É possibile raggiungere il castello percorrendo una strada in leggera salita che parte dal parcheggio delle auto e dei pullman nei pressi dell’area pic-nic.
La storia Il castello sorge in località Lalex, su un promontorio che domina la piana aostana sopra la strada statale per il Monte Bianco, poco oltre il bivio per Cogne. Costruito nel 1710 da Giovanni Francesco Ferrod di Arvier sui resti di una casa forte del 1242, dopo vari passaggi di proprietà fu acquistato nel 1869 dal re d’Italia Vittorio Emanuele II, che lo ristrutturò e lo utilizzò come residenza durante le sue battute di caccia in Valle d’Aosta. Il castello reale di Sarre, entrato a far parte del patrimonio privato di Sua Maestà, divenne allora il quartiere generale utilizzato dal re d’Italia per le sue spedizioni nelle valli di Cogne, Rhêmes e Valsavarenche. Per ospitare il primo re d’Italia la dimora subì alcune modifiche, tra le quali la sopraelevazione della torre e la costruzione di una nuova scuderia. All’interno, gli ambienti furono completamente ristrutturati e rimodernati. Il conservatore del Reale Palazzo di Milano venne appositamente incaricato dell’ammobiliamento, cui provvide trasferendo gli arredi da altre reali residenze. Anche il successore di Vittorio Emanuele, Umberto I (1844-1900) destinò il castello alpino ad usi legati alla pratica venatoria. Negli ultimi anni del suo regno, Umberto I rivolse una particolare attenzione alla residenza di Sarre, di cui promosse il rinnovamento interno. Tra i lavori realizzati in quell’occasione, figurano le importanti campagne decorative degli ambienti monumentali, ornati con trofei di stambecco e di camoscio. Il castello fu abitato per villeggiatura dalla regina Maria José anche negli anni successivi alla monarchia. Nel 1989 la Regione Valle d´Aosta ha acquistato il complesso per restaurarlo. Il castello, che si presenta come un corpo longitudinale con una torre quadrata posta nel centro, può essere considerato un museo della presenza sabauda in Valle d´Aosta. La visita Il percorso di visita si snoda su tre piani: il piano terreno è allestito in forma museale ed introduce alla visita guidata dei piani superiori; alcune sale sono dedicate al tema venatorio ed illustrano il territorio, le modalità di gestione e le specificità tecniche delle cacce reali. il primo piano, che ancora conserva gli arredi e l’aspetto assunto nella seconda metà del XIX secolo, rievoca la dimensione abitativa della fase umbertina del castello; gli ambienti si presentano, con alcune eccezioni, con i mobili documentati dall’inventario del 1890 e con l’arredo tessile descritto dallo stesso inventario e riprodotto sulla base di alcuni campioni originali conservati nell’Archivio di Stato di Torino. al secondo piano, l’allestimento presenta una ambientazione per scansioni cronologiche legate ai componenti della dinastia sabauda che hanno vissuto nel castello dall’inizio del Novecento al secondo dopoguerra.
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サッレ王宮
88 Frazione Lalex
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La storia Il castello sorge in località Lalex, su un promontorio che domina la piana aostana sopra la strada statale per il Monte Bianco, poco oltre il bivio per Cogne. Costruito nel 1710 da Giovanni Francesco Ferrod di Arvier sui resti di una casa forte del 1242, dopo vari passaggi di proprietà fu acquistato nel 1869 dal re d’Italia Vittorio Emanuele II, che lo ristrutturò e lo utilizzò come residenza durante le sue battute di caccia in Valle d’Aosta. Il castello reale di Sarre, entrato a far parte del patrimonio privato di Sua Maestà, divenne allora il quartiere generale utilizzato dal re d’Italia per le sue spedizioni nelle valli di Cogne, Rhêmes e Valsavarenche. Per ospitare il primo re d’Italia la dimora subì alcune modifiche, tra le quali la sopraelevazione della torre e la costruzione di una nuova scuderia. All’interno, gli ambienti furono completamente ristrutturati e rimodernati. Il conservatore del Reale Palazzo di Milano venne appositamente incaricato dell’ammobiliamento, cui provvide trasferendo gli arredi da altre reali residenze. Anche il successore di Vittorio Emanuele, Umberto I (1844-1900) destinò il castello alpino ad usi legati alla pratica venatoria. Negli ultimi anni del suo regno, Umberto I rivolse una particolare attenzione alla residenza di Sarre, di cui promosse il rinnovamento interno. Tra i lavori realizzati in quell’occasione, figurano le importanti campagne decorative degli ambienti monumentali, ornati con trofei di stambecco e di camoscio. Il castello fu abitato per villeggiatura dalla regina Maria José anche negli anni successivi alla monarchia. Nel 1989 la Regione Valle d´Aosta ha acquistato il complesso per restaurarlo. Il castello, che si presenta come un corpo longitudinale con una torre quadrata posta nel centro, può essere considerato un museo della presenza sabauda in Valle d´Aosta. La visita Il percorso di visita si snoda su tre piani: il piano terreno è allestito in forma museale ed introduce alla visita guidata dei piani superiori; alcune sale sono dedicate al tema venatorio ed illustrano il territorio, le modalità di gestione e le specificità tecniche delle cacce reali. il primo piano, che ancora conserva gli arredi e l’aspetto assunto nella seconda metà del XIX secolo, rievoca la dimensione abitativa della fase umbertina del castello; gli ambienti si presentano, con alcune eccezioni, con i mobili documentati dall’inventario del 1890 e con l’arredo tessile descritto dallo stesso inventario e riprodotto sulla base di alcuni campioni originali conservati nell’Archivio di Stato di Torino. al secondo piano, l’allestimento presenta una ambientazione per scansioni cronologiche legate ai componenti della dinastia sabauda che hanno vissuto nel castello dall’inizio del Novecento al secondo dopoguerra.
La Torre di Bramafam si trova all’angolo tra via Bramafam e viale G. Carducci, lungo il lato meridionale della mura romane. Denominato Castello di Bramafam, ma comunemente designato come torre, il monumento mostra un bastione a pianta circolare, alla cui base sono ancora visibili i muri romani e parte della torre che fiancheggiava la Porta Principalis Dextera, su cui fu innnalzato intorno al XII-XIII secolo. Inizialmente la torre fu proprietà dei nobili di Challant che, con la carica di visconti di Aosta, controllavano tutta la cinta sud-occidentale delle mura e che, dopo aver ricevuto nel 1295 il feudo della valle di Challand, divennero la più importante famiglia nobiliare della Valle d’Aosta. La casa forte passò successivamente nelle mani del Conte di Savoia. Nel corso dei secoli successivi subì ulteriori vari passaggi di proprietà, perdendo la sua importanza rappresentativa ed amministrativa, fino a subire l’abbandono definitivo nel XVI secolo. Per spiegare l‘origine del nome di questa torre, a tutt‘oggi sconosciuta, una leggenda narra che un membro della famiglia Challant, per gelosia, vi avrebbe rinchiuso la moglie, che ivi sarebbe morta, gemendo e lamentandosi per le sofferenze patite a causa della fame (brama fam). Altri, invece, attribuiscono questa denominazione al fatto che, per un certo periodo, il complesso ospitò il granaio pubblico, cosa che indusse la popolazione di Aosta, in seguito ad una grave carestia, a radunarsi ai piedi del maniero implorando cibo. Un’altra versione è quella che vorrebbe questa torre indicata come Porta Biatrix dal nome di Beatrice di Ginevra, moglie di Godefroi de Challant; tuttavia nessun indizio storicamente affidabile può avvallare tale tesi.
Castello di Bramafam
Via Bramafam
La Torre di Bramafam si trova all’angolo tra via Bramafam e viale G. Carducci, lungo il lato meridionale della mura romane. Denominato Castello di Bramafam, ma comunemente designato come torre, il monumento mostra un bastione a pianta circolare, alla cui base sono ancora visibili i muri romani e parte della torre che fiancheggiava la Porta Principalis Dextera, su cui fu innnalzato intorno al XII-XIII secolo. Inizialmente la torre fu proprietà dei nobili di Challant che, con la carica di visconti di Aosta, controllavano tutta la cinta sud-occidentale delle mura e che, dopo aver ricevuto nel 1295 il feudo della valle di Challand, divennero la più importante famiglia nobiliare della Valle d’Aosta. La casa forte passò successivamente nelle mani del Conte di Savoia. Nel corso dei secoli successivi subì ulteriori vari passaggi di proprietà, perdendo la sua importanza rappresentativa ed amministrativa, fino a subire l’abbandono definitivo nel XVI secolo. Per spiegare l‘origine del nome di questa torre, a tutt‘oggi sconosciuta, una leggenda narra che un membro della famiglia Challant, per gelosia, vi avrebbe rinchiuso la moglie, che ivi sarebbe morta, gemendo e lamentandosi per le sofferenze patite a causa della fame (brama fam). Altri, invece, attribuiscono questa denominazione al fatto che, per un certo periodo, il complesso ospitò il granaio pubblico, cosa che indusse la popolazione di Aosta, in seguito ad una grave carestia, a radunarsi ai piedi del maniero implorando cibo. Un’altra versione è quella che vorrebbe questa torre indicata come Porta Biatrix dal nome di Beatrice di Ginevra, moglie di Godefroi de Challant; tuttavia nessun indizio storicamente affidabile può avvallare tale tesi.
LA FATATA RESIDENZA ESTIVA DELLA REGINA MARGHERITA DI SAVOIA CON VISTA SUL MONTE ROSA Prenota e acquista i tuoi biglietti online La storia Realizzato per volere della Regina Margherita di Savoia, che soggiornava a Gressoney ospite dei baroni Beck Peccoz già dal 1889, il castello sorge ai piedi del Colle della Ranzola nella località denominata “Belvedere”, in ragione della splendida vista che da lì domina tutta la vallata fino al ghiacciaio del Lyskamm. La posa della prima pietra dell’edificio avvenne il 24 agosto 1899 alla presenza di re Umberto I il quale, assassinato a Monza un anno dopo, non avrebbe visto la conclusione dei lavori, protrattisi fino al 1904. La dimora ospitò la Regina durante i suoi soggiorni estivi fino al 1925, un anno prima della sua morte, che avvenne a Bordighera il 4 gennaio 1926. Dopo l’acquisto nel 1936 da parte dell’industriale milanese Moretti, il castello divenne proprietà della Regione Autonoma Valle d’Aosta nel 1981. Costituito da un nucleo centrale di forma grosso modo rettangolare, cui si affiancano cinque torrette cuspidate, una diversa dall’altra, il castello fu progettato dall’architetto Emilio Stramucci (ideatore delle decorazioni neobarocche per il Palazzo Reale di Torino e il Quirinale di Roma) in stile medioevale, descritto come “stile lombardo del secolo XV”, assai in uso nella Francia e nella Savoia, regione d’origine dei sovrani regnanti. L’esterno è rivestito in pietra da taglio grigia proveniente dalle cave di Chiappey a Gressoney, di Gaby e di Vert (Donnas). Le pitture ornamentali furono realizzate dal giovane pittore e restauratore Carlo Cussetti, in seguito attivo nell’ala nuova del Palazzo Reale di Torino. I soffitti a cassettoni, le boiseries e gli arredi di ispirazione medievale sono invece opera dell’intagliatore torinese Michele Dellera, fornitore della Real Casa. Il castello si articola su tre piani: il pianterreno con i locali da giorno, il piano nobile con gli appartamenti reali ed il secondo piano (non visitabile), riservato ai gentiluomini di corte; i sotterranei ospitano le cantine. Tutti autentici gli arredi esposti nel castello, così come le tappezzerie che ornano le pareti, in tessuto di lino e seta, decorate ad effetto chiné. La visita Pianterreno: gli ospiti accedono ad un vasto atrio a colonne. Si visita quindi la sala da pranzo, dalla ricca decorazione dipinta sulle pareti, sul camino e sul soffitto e rivestita da una boiserie con intagli a pergamena in stile neogotico. Il percorso si sviluppa poi attraverso la veranda semicircolare che si affaccia sulla valle e prosegue verso la sala da gioco, con il biliardo originale ed i salottini di soggiorno. Piano nobile: un elegante e maestoso scalone in legno di rovere intagliato con grifoni ed aquile conduce agli appartamenti reali, preceduti da un atrio sul cui soffitto si legge l’iscrizione augurale “Hic manebimus optime”. Il percorso di visita raggiunge invece il primo piano attraverso la scala a chiocciola ricavata all’interno della torre di guardia. Nella stanza riservata al padre spirituale che seguiva i reali nelle villeggiature a Gressoney, sono esposte diverse fotografie che ritraggono la Regina ed il suo entourage durante i momenti di svago in montagna. Si procede in seguito con gli appartamenti destinati a Re Umberto I, in cui si ammirano altre curiose foto d’epoca. L’appartamento della Regina occupa la posizione più felice ed è riccamente arredato con mobili nello stile eclettico a lei caro, provenienti in parte dalla Villa Margherita, la dimora che accolse la Sovrana in paese negli anni precedenti la costruzione del Castello; accanto alla camera è possibile osservare la stanza da bagno, mentre sul lato opposto, nella torre settentrionale, si apre un grazioso boudoir, con finti drappi dipinti alle pareti che richiamano la decorazione della sala baronale del castello di Issogne, e finestre che permettono di contemplare il magnifico panorama sul Monte Rosa e sull’intera vallata. La stanza attigua a quella della Regina, infine, è dedicata al principe ereditario Umberto II. Curiosità La meridiana: realizzata in facciata nel 1922, reca le parole augurali già riportate su un orologio solare di Cogne del 1915: “ Sit patriae aurea quaevis” - “Ogni ora sia d’oro per la patria”. L’augurio, purtroppo, non sarebbe stato realizzato dagli avvenimenti drammatici avvenuti in Italia proprio in quell’anno Le cucine: collocate in un fabbricato poco distante dal castello, sono collegate alla sala da pranzo da una Decauville sotterranea. Il giardino botanico: inaugurato nel 1990 nel parco ai piedi del maniero, è costituito da aiuole rocciose con specie botaniche tipiche dell’ambiente alpino. Altre dipendenze del castello sono la Villa Belvedere, in origine adibita a foresteria e gendarmeria reale, e la casetta nota come Romitaggio Carducci, dedicata al poeta che della Regina fu devoto ammiratore e cantore.
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LA FATATA RESIDENZA ESTIVA DELLA REGINA MARGHERITA DI SAVOIA CON VISTA SUL MONTE ROSA Prenota e acquista i tuoi biglietti online La storia Realizzato per volere della Regina Margherita di Savoia, che soggiornava a Gressoney ospite dei baroni Beck Peccoz già dal 1889, il castello sorge ai piedi del Colle della Ranzola nella località denominata “Belvedere”, in ragione della splendida vista che da lì domina tutta la vallata fino al ghiacciaio del Lyskamm. La posa della prima pietra dell’edificio avvenne il 24 agosto 1899 alla presenza di re Umberto I il quale, assassinato a Monza un anno dopo, non avrebbe visto la conclusione dei lavori, protrattisi fino al 1904. La dimora ospitò la Regina durante i suoi soggiorni estivi fino al 1925, un anno prima della sua morte, che avvenne a Bordighera il 4 gennaio 1926. Dopo l’acquisto nel 1936 da parte dell’industriale milanese Moretti, il castello divenne proprietà della Regione Autonoma Valle d’Aosta nel 1981. Costituito da un nucleo centrale di forma grosso modo rettangolare, cui si affiancano cinque torrette cuspidate, una diversa dall’altra, il castello fu progettato dall’architetto Emilio Stramucci (ideatore delle decorazioni neobarocche per il Palazzo Reale di Torino e il Quirinale di Roma) in stile medioevale, descritto come “stile lombardo del secolo XV”, assai in uso nella Francia e nella Savoia, regione d’origine dei sovrani regnanti. L’esterno è rivestito in pietra da taglio grigia proveniente dalle cave di Chiappey a Gressoney, di Gaby e di Vert (Donnas). Le pitture ornamentali furono realizzate dal giovane pittore e restauratore Carlo Cussetti, in seguito attivo nell’ala nuova del Palazzo Reale di Torino. I soffitti a cassettoni, le boiseries e gli arredi di ispirazione medievale sono invece opera dell’intagliatore torinese Michele Dellera, fornitore della Real Casa. Il castello si articola su tre piani: il pianterreno con i locali da giorno, il piano nobile con gli appartamenti reali ed il secondo piano (non visitabile), riservato ai gentiluomini di corte; i sotterranei ospitano le cantine. Tutti autentici gli arredi esposti nel castello, così come le tappezzerie che ornano le pareti, in tessuto di lino e seta, decorate ad effetto chiné. La visita Pianterreno: gli ospiti accedono ad un vasto atrio a colonne. Si visita quindi la sala da pranzo, dalla ricca decorazione dipinta sulle pareti, sul camino e sul soffitto e rivestita da una boiserie con intagli a pergamena in stile neogotico. Il percorso si sviluppa poi attraverso la veranda semicircolare che si affaccia sulla valle e prosegue verso la sala da gioco, con il biliardo originale ed i salottini di soggiorno. Piano nobile: un elegante e maestoso scalone in legno di rovere intagliato con grifoni ed aquile conduce agli appartamenti reali, preceduti da un atrio sul cui soffitto si legge l’iscrizione augurale “Hic manebimus optime”. Il percorso di visita raggiunge invece il primo piano attraverso la scala a chiocciola ricavata all’interno della torre di guardia. Nella stanza riservata al padre spirituale che seguiva i reali nelle villeggiature a Gressoney, sono esposte diverse fotografie che ritraggono la Regina ed il suo entourage durante i momenti di svago in montagna. Si procede in seguito con gli appartamenti destinati a Re Umberto I, in cui si ammirano altre curiose foto d’epoca. L’appartamento della Regina occupa la posizione più felice ed è riccamente arredato con mobili nello stile eclettico a lei caro, provenienti in parte dalla Villa Margherita, la dimora che accolse la Sovrana in paese negli anni precedenti la costruzione del Castello; accanto alla camera è possibile osservare la stanza da bagno, mentre sul lato opposto, nella torre settentrionale, si apre un grazioso boudoir, con finti drappi dipinti alle pareti che richiamano la decorazione della sala baronale del castello di Issogne, e finestre che permettono di contemplare il magnifico panorama sul Monte Rosa e sull’intera vallata. La stanza attigua a quella della Regina, infine, è dedicata al principe ereditario Umberto II. Curiosità La meridiana: realizzata in facciata nel 1922, reca le parole augurali già riportate su un orologio solare di Cogne del 1915: “ Sit patriae aurea quaevis” - “Ogni ora sia d’oro per la patria”. L’augurio, purtroppo, non sarebbe stato realizzato dagli avvenimenti drammatici avvenuti in Italia proprio in quell’anno Le cucine: collocate in un fabbricato poco distante dal castello, sono collegate alla sala da pranzo da una Decauville sotterranea. Il giardino botanico: inaugurato nel 1990 nel parco ai piedi del maniero, è costituito da aiuole rocciose con specie botaniche tipiche dell’ambiente alpino. Altre dipendenze del castello sono la Villa Belvedere, in origine adibita a foresteria e gendarmeria reale, e la casetta nota come Romitaggio Carducci, dedicata al poeta che della Regina fu devoto ammiratore e cantore.
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